Perché le Global Crisis sono un'opportunità per le startup
Io stesso ho lasciato un posto sicuro in una grande azienda nel 2001 per fondare la mia prima company. Ricordo che il notaio mi guardò chiedendomi: “Ma è sicuro, Sgrelli?”
Ahoy 🤟! Sono aperte le iscrizioni per l’ultimo incontro delle Silicon Valley Dojo Series, che si terrà il 6 luglio e sarà intitolato “Valutazioni in caduta, mercati in crisi: perché questo è il momento di partire per la Silicon Valley”: parleremo di
👉 cosa sta accadendo alle valutazioni
👉 perché le crisi globali sono un'opportunità
👉 unicorn nati in momenti di crisi dei mercati globali
👉 quali scelte strategiche privilegiare in una fase così delicata
👉 perché questo é il momento buono per pensare a Silicon Valley e partire da lì
Le crisi dei mercati spaventano. Tutto va bene, l’economia cresce, fino a quando, a un certo punto, non cresce più. Ma se guardo alla mia piccola esperienza, io stesso ho lasciato un posto sicuro nel mondo delle grandi aziende nel 2001 per fondare la mia prima company.
Il timing non poteva essere peggiore a detta di molti, visto che erano passate poche settimane dal crollo delle Torri Gemelle. Ricordo che il notaio mi guardò chiedendomi: “Ma è sicuro, Sgrelli?”.
La verità spesso non raccontata è che lanciarsi in una nuova avventura imprenditoriale quando accadono eventi imprevisti che sconvolgono i mercati è una buona idea. Se da un lato ci spaventa, dall’altro, per quanto mi riguarda, non esistono periodi storici migliori.
Questo, pur essendo generalmente vero in tutto il mondo, lo è particolarmente in quelle nazioni o continenti nei quali l’economia — e la società in generale — reagisce velocemente al cambiamento. Se ciò non avviene le crisi ristagnano ed i “mercati bassi” perdurano più a lungo. L’Europa in generale e l’Italia in particolare, rientrano in questa casistica purtroppo; le regolamentazioni eccessive e la burocrazia che deve accontentare tutti — ma in fin dei conti non accontenta nessuno — diventano l’ostacolo più grande alla ripresa. Le crisi di mercato diventano spesso dei drammi usati in tanti casi per farci digerire tasse e tagli che prima non potevano essere messi sul piatto.
Chi come me è sul mercato da qualche decennio sa bene che le crisi sono cicliche e che i momenti di euforia come di depressione passano sempre, un po’ come in una sinusoide:
Quando però i paesi reagiscono lentamente e quindi si riprendono lentamente, questa sinusoide si allunga e la campana diviene più bombata, spostando avanti nel tempo il momento della ripresa. Nel momento in cui le crisi dovessero diventare più frequenti nel tempo, questi paesi con molta probabilità avrebbero meno possibilità di cogliere le opportunità presenti nei momenti di euforia. Più la curva di salita e discesa è ripida e maggiore è la capacità di adattamento alle nuove condizioni di mercato:
Affinché l’economia si possa adattare velocemente le aziende devono potersi sgonfiare e rigonfiare, se serve — e serve quasi sempre.
Nel mondo delle aziende finanziate dal venture capital questo significa che il capitale in banca deve durare di più rispetto al previsto, ecco perchè la frase “let people go” — un modo carino per dire che stanno licenziando — si legge un po’ ovunque in questi periodi. Il runway — il numero dei mesi di vita prima di andare out of cash — va esteso e quindi chi può raccoglie ancora capitale, ma tutti, anche chi raccoglie, alleggeriscono la struttura per abbassare i costi.
Questi sono i momenti in cui il talento è più facilmente disponibile sul mercato, gli stipendi si abbassano e tutti si ritorna ai blocchi di partenza, per così dire. Le crisi fanno paura, ma non sono poi cosí male per i founder, anzi, per i new founder sono la manna.
Uno studio della Kauffman Foundation ha dimostrato che più della metà delle società Fortune 500 sono state fondate durante una recessione o un mercato azionario ribassista.
Vediamo solo alcuni esempi di aziende che tutti conoscete fondate proprio nel bel mezzo di grandi cataclismi economici:
Hewlett-Packard (1939): fondata durante la recessione del 1937-38 nel mezzo della Grande Depressione.
Microsoft (1975): fondata nel mezzo della crisi energetica degli anni 70.
Google (1998): fondata un paio di anni prima dello scoppio della Dot-com bubble e sviluppatasi proprio nel momento in cui tutto in Silicon Valley si era fermato e gli investitori si erano ritirati dal mercato. Lo vedete il picco?
Cisco in quel periodo perse 80% del suo valore.
Veniamo a tempi più recenti, quelli della Global Financial Crisis del 2007-2008, la maggior crisi che abbia visto il mondo fino ad oggi dalla grande depressione del 1929. Ci sono grandi esempi di startup di Silicon Valley che, create tra il 2007 e il 2010, sono diventate unicorn o decacorn—e anche oltre:
Zynga (2007), MongoDB (2007), GitHub (2007), Airbnb (2008), Twillio (2008), Groupon (2008), Claudera (2008), Asana (2008), Yammer (2008), Uber (2009), Square (2009), Stripe (2009), Slack (2009), WhatsApp (2009), Venmo (2009), PagerDuty (2009), Beyond Meat (2009), Instagram (2010), Pinterest (2010), Datadog (2010).
E queste sono solo una parte. Tra queste ci sono aziende, come Airbnb, che durante nel Q4 2020 è andata in borsa, dopo aver visto precipitare drammaticamente i ricavi nel Q2 dello stesso anno a causa della pandemia:
Airbnb nel dicembre 2020 è andata in IPO 🙀. Per i piû curiosi, sul loro sito si possono leggere i risultati finanziari del Fiscal Year 2020:
In Q4 2020, our Adjusted EBITDA was $(21) million, compared with $(276) million in Q4 2019, despite revenue being $248 million lower. In 2020, our Adjusted EBITDA was $(251) million, compared with $(253) million in 2019, despite revenue being $1.4 billion lower. For the second half of 2020, following our work to refocus the company and reduce costs, our Adjusted EBITDA was $481 million. In the second half of 2019, our Adjusted EBITDA was $37 million.
Come hanno fatto? Anche se ormai colossi da migliaia di persone, si sono adattati, reinventati, sgonfiati, rialzati.
Hanno approfittato dello stop forzato nei viaggi, hanno tagliato i costi e oggi con la Airbnb Summer Release 2022 hanno ridisegnato l’intera esperienza per chi viaggia:
Because we think people are ready to dream again. A lot of people have been sequestered at home for two years. Many people haven’t taken that big trip for the first time since the pandemic. We want to encourage people to get out of their house and go venture this big world.
Ma non solo. Ora l’azienda permette a tutti i suoi dipendenti di lavorare ovunque inclusi tre mesi all’anno oltre oceano:
Airbnb CEO Brian Chesky recently announced that the company’s employees will be able to work from anywhere, including (for up to three months) overseas— Time Magazine
Il cambiamento non ha solo abbracciato i clienti, ma anche il personale. Negli USA Airbnb ha abolito il concetto di salario dipendente dal luogo in cui si vive ed il mese seguente all’annuncio la pagina di recruiting dell’azienda ha avuto un milione di visitatori.
Airbnb ha però anche lasciato a casa il 25% dei dipendenti durante la pandemia, ma lasciatemi dire che è inevitabile per poter sopravvivere e ritornare a crescere. Questa è una di quelle realtà che come founder bisogna accettare e saper gestire—volto velocemente, direi.
Oggi Brian Chesky il CEO di Airbnb, afferma con certezza:
I think that the office ad we know it, is over.
E da questo riparte per offrire una piattaforma dalla quale poter scegliere dove lavorare, in sintonia con le aspettative dei team distribuiti di oggi — eh eh, noi ci eravamo arrivati nel 2017, quando con Lombardstreet Ventures abbiamo coniato lo slogan “We invest in distributed teams with HQ in Silicon Valley” 😎
Io, fin dagli anni ‘90, ho sempre letto tantissimi libri sulla storia delle aziende USA e dei loro fondatori. Quello di Airbnb devo dire che mi manca, ma credo che a breve provvederò — appena i 2 che ho in pipeline saranno terminati.
Per chi volesse portarsi avanti vedo che questo viene citato di tanto in tanto in rete e le recensioni semprano buone:
Se qualcuno di voi si sta chiedendo quando la percentuale di layoff — licenziamenti — è un sintomo di un’azienda che sta andando giù, Tomasz Tunguz fornisce qualche indicazione in un post recente:
Consider the average annual employee attrition in a startup ranges between 13% and 25%. A 10% reduction-in-force (RIF) is less than the quantum of employees the business would have expected to lose throughout the year. Many established businesses force rank staff, a human resources discipline which recommends an annual 10% reduction in their staff as a matter of course.
Jack Welch, former CEO at GE, dubbed it the Vitality System or Vitality Curve. He hypothesized 20% of the employees were the most productive, 70% formed the base, and 10% weren’t accretive to the business and should be released. There are clear costs to the Vitality System, but I won’t debate them here. When I read about a 10% reduction in staff in the press, I don’t consider it an indicator of a startup’s health.
Con questo direi che è tempo di chiudere l’articolo e se avete libri su questo tema da consigliare e condividere con la community, non esistate e fatelo nei commenti.
E se questi temi vi appassionano, ci vediamo all’incontro del 6 luglio! 🍹