Quando è il momento giusto per incorporare la tua azienda
Creare un'azienda quando un progetto parte è sempre un momento importante. C-Corp o SRL, quando è il momento giusto per farlo?
I progetti ben riusciti non sempre nascono con grande pianificazione.
Vediamo una necessità non coperta da quello che già esiste sul mercato e iniziamo a costruire qualcosa per fornire una soluzione che riteniamo di gran lunga migliore di ogni altra soluzione che troviamo online.
Quando penso a un’idea di prodotto la mia mente pensa sempre al software, perché io arrivo dal quel mondo e conosco il potenziale che una soluzione software ben pensata può avere sulla nostra vita di tutti i giorni. Ma il discorso può essere molto più ampio ed estendersi ai settori più disparati. Ciò che trasforma un’idea in un prodotto di successo è sempre la capacità che abbiamo di eseguire, di portare a termine quello che abbiamo in mente — spesso sacrificando altro. Quindi in qualche modo mi viene da dire che il mondo delle startup appartiene ai builder e non tanto agli idea men.
Arriva sempre il momento nel quale dopo aver lavorato sulla nostra idea per settimane o mesi — non anni speriamo — pensiamo che sia venuto il giorno per creare un’azienda.
Ma quando è bene farlo? Quando “incorporare” — come si dice — ovvero creare la legal entity, la scatola nella quale andare ad includere ogni nostro sforzo?
Partiamo da quando assunto: una legal entity è assolutamente necessaria nel momento in cui vi troviate in una delle seguenti circostanze:
Il progetto è stato lanciato sul mercato e la gente è pronta per acquistarlo. I ricavi, tanti o pochi, sono in arrivo e quindi vi serve una struttura legale in grado di rispondere ad un’esigenza dei vostri utenti. Potreste anche non farlo subito, ma diventerebbe fiscalmente complicato — credo — gestirla diversamente.
State iniziando a raccogliere del capitale. Senza una legal entity non sarà possibile farlo, quindi dovete incorporare ed avere un conto bancario nel quale mettere quanto raccoglierete.
Il progetto è stato lanciato almeno in forma prototipale, non ci sono ricavi in arrivo, ma siete diversi co-founder ed è bene mettere nero su bianco chi avrà che cosa prima che il tutto diventi troppo serio. In questo caso si tratta di proteggere i propri interessi come founding team e incorporare, spartendosi le quote o azioni dell’azienda, è il modo più semplice per mettere un punto fermo.
Tutte le fasi che precedono le condizioni che ho indicato possono essere realizzate senza creare una struttura legale. Potete fare quasi qualsiasi cosa senza che ci sia un’azienda alle spalle.
Ad ogni modo, mi sento di dire a gran voce che non è invece una buona idea aprire un’azienda quando sussistono le seguenti condizioni:
Il founding team al completo non può ancora lavorare a tempo pieno sul progetto. Diventa complicato e genera inutili frizioni tra i co-founder quando uno lavora full-time e l’altro solo di sera e nei week end. Si potrebbe ribadire che questo impegno asimmetrico sull’iniziativa può riflettersi nella suddivisione delle quote, ma nella mia esperienza non è una buona idea. La suddivisione della proprietà — ownership — dell’azienda deve in qualche modo riflettere il valore che ognuno dei founder porta al successo del progetto e non il tempo che ci dedica. Esistono sempre competenze e persone che sono più indispensabili di altre. Ad esempio, il builder, quello che ha avuto l’idea e ne ha realizzato la prima versione, tipicamente ha una quota maggiore del business guy. Magari non troppo, ma un pochino sì.
Non avete ancora chiaro in quale geografia sarà il vostro principale mercato target. È sempre bene che l’azienda la si apra nell’area geografica di riferimento del mercato principale, quello con la ricettività maggiore — almeno all’inizio. Voi mi direte: “… ma come, ci hai sempre detto che il mercato è il mondo!”. Sì, ma da una qualche parte dovrete pur iniziare. Come minimo scegliere la lingua da utilizzare per parlare con i vostri utenti. Globali si diventa, ma la partenza sarà quasi necessariamente locale. Se non sapete ancora se il miglior ricevente del vostro nuovo prodotto sarà europeo o americano — ad esempio —, meglio fare qualche test e poi decidere. Questa scelta determina anche l’area nella quale andrete a pescare i vostri investitori, quindi, decidete con un po’ di lungimiranza, guardando la vostra azienda a dieci anni da oggi. Solo perché abitate in Italia non significa necessariamente che dobbiate aprire un’SRL.
Detto questo, non voglio dire che non possiate incorporare molto velocemente se siete decisi a fare accadere quello che avete stabilito — conquistare il mondo con il vostro prodotto e perché no, “make the world a better place” 😁.
Siate comunque ben consci del fatto che ogni azienda è una cosa seria, l’amministrazione vi porterà via del tempo ed inizierete ovviamente ad avere dei costi fissi per la gestione. Dovrete iniziare a conoscere un sacco di cose noiose, rispettate scadenze ed informarvi bene sulla burocrazia necessaria. Negli USA, ad esempio, avrete una business license da richiedere una volta che la vostra sede operativa sarà stabilita in una certa città 😉.
Per chiudere questa breve chiacchierata, vi inviterei a riflettere anche su un’altra cosa. La scelta di aprire la company vi accompagnerà per molto tempo, ci saranno tempi duri, discussioni e punti vista diversi e quindi valutare anche bene se siete fatti per tutto questo. Ad esempio, qual è il livello di rischio ed insicurezza costante che siete disposti ad accettare?
Avete messo in conto che i prossimi dieci anni della vostra vita saranno fortemente impattati da questa scelta? Non voglio scoraggiare nessuno, ma come ricordavo recentemente:
Creare una startup è una maratona e non uno sprint.
Ci vuole resistenza, servono le condizioni giuste al contorno e tanto tanto coraggio.
Ciò nonostante, a volte non ci possiamo fare nulla e non ci perdiamo in troppi ragionamenti. Seguiamo il nostro istinto e le nostre emozioni. L’entusiasmo ci guida è questo è un bene, ma ricordatevi sempre: maratona, non sprint.
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