Il vero segreto (e senso) del networking
Spoiler: offrire il proprio aiuto a qualcuno senza che questo sottenda alcuna richiesta di reciprocità è senza dubbio il modo migliore per stringere relazioni solide
Buon lunedì a tutti e buon settembre, che è sempre un po’ un inizio di anno morale!
Oggi iniziamo con una novità: diamo il benvenuto ai nuovi sponsor del Dojo che hanno deciso di supportare la nostra community e la nostra mission 🥳
Sono quattro e ci accompagneranno per tutto l’anno, li abbiamo scelti come sponsor, ma anche come partner, perché crediamo che possano essere un supporto concreto alla nostra community.
Ve li presentiamo:
PitchBook is a research platform that delivers meaningful insights into the evolving capital markets with private and public data—including companies, investors, funds, investments, exits and people.
Alcorn Immigration Law opens up the opportunity to launch your business in the U.S by providing strategic and individual legal immigration approaches with a high level of expertise, streamlined procedures and meticulous attention to detail; we’ve got you!
Mayer Brown is an international law firm, uniquely positioned to advise the world’s leading companies and financial institutions on their most complex deals and disputes.
Gĕnĕras Corporate supporta imprese che sviluppano tecnologie e prodotti in grado di migliorare il benessere della società civile e del pianeta nel quale viviamo.
Siamo contenti di accoglierli nella nostra community, siamo sicuri che porteranno valore al Dojo durante questo anno insieme!
Ora passiamo al topic di oggi!
Lo spunto per affrontare questo tema e cercare di trovare delle risposte mi è arrivato leggendo uno dei tanti libri che in questa calda estate ho avuto sul mio comodino — e a fianco della sdraio.
Anche se il tema di questo libro non era specificatamente quello trattato in questo articolo, alcuni capitoli sono stati estremamente utili per fare delle riflessioni.
Rimanete con me fino alla fine dell’articolo se vi interessa sapere di cosa si tratta 😉
Spesso parliamo del valore legato al proprio network, ma come facciamo, partendo da zero, a creare una rete di contatti di valore nel corso della nostra carriera come founder?
Riuscire a connettersi e coltivare rapporti con un gruppo di persone che nel tempo potranno aiutarci, consigliarci o semplicemente ascoltarci è forse il compito più arduo che abbiamo di fronte a noi. Per tutto il resto, o quasi, abbiamo manuali ed esempi in rete. Pitching, raccolta di capitali, ricerca di talenti sono abbastanza documentati, ma quando arriviamo al tema networking tutto diventa più oscuro e ci troviamo senza grandi idee.
Venire a contatto con le persone giuste è una di quelle attività che spesso trascuriamo, perché impegnati a scrivere codice, parlare con i potenziali clienti, o analizzare i risultati di una campagna di marketing. Non ci sembra una cosa utile quando siamo a testa bassa lavorando sul prodotto, ma ognuno di noi sa bene che prima o poi ci servirà poter contare su un gruppo di persone esperte e connesse per poter fare la la differenza. Questo è vero sia che si tratti di trovare il VP giusto, sia parlare con un certo VC, che avviare esplorazioni per l’exit migliore per la nostra azienda.
Questo è vero in ogni geografia, ma qui ci concentreremo esclusivamente su Silicon Valley—come sempre—anche perché, da questo spunto di vista, in Bay Area le cose funzionano un po’ diversamente.
Lasciatemi spiegare perché.
Cosa dobbiamo assolutamente ricordare
Partiamo da questo: costruire il network di contatti giusto richiede duro lavoro e anni di dedizione.
Proprio per questo motivo è bene che ogni founder inizi a lavorarci sin dal primo giorno della propria avventura. Inoltre “fare networking” non è una di quelle cose che a tutti viene così naturale. Nel mio caso, ad esempio, non è stato per nulla facile. Per natura sono un introverso e l’idea di trovarmi ad un qualsiasi meet up o party senza conoscere nessuno, non è mai stata una di quelle cose che mi ha esaltato particolarmente. Per me la rete è sempre stata il luogo perfetto nel quale potevo interagire—se volevo—al di fuori delle convenzioni sociali classiche. Ma anche se l’Internet è un amplificatore del potenziale del proprio network, per costruire un network di contatti a prova di bomba, dobbiamo necessariamente uscire dalla nostra comfort zone ed incontrare la gente IRL—In Real Life.
ché? Negli incontri in-person diventa più facile avere una conversazione informale utile a conoscere altre persone. Una cena, un evento, un demo day, sono tutti momenti utili per fare in modo che il caso faccia la sua parte e noi possiamo entrare in contatto con esseri umani che non avremmo potuto incontrare altrimenti. L’ambiente rilassato gioca un ruolo fondamentale e non serve uno scopo specifico per scambiare due chiacchiere con chi ci siede a fianco.
Un networking efficace
Essere un networker efficace richiede ben più che presentarsi a un evento con un pacco di biglietti da visita e un profilo LinkedIn ben fatto.
È infatti necessario comprendere una cosa fondamentale:
prima di poter prendere, bisogna dare, oppure, altrimenti detto, i giver hanno sempre la meglio sui taker.
Su questo fatto mi ha illuminato il libro che sto leggendo.
Come mai in Silicon Valley si parla tanto di pay it forward—fare qualcosa per qualcun altro senza attendersi nulla in cambio?
È vero, fa parte della storia della zona fin dagli anni ‘50, quando aziende concorrenti si aiutavano nella risoluzione dei bug. Ne trovate tracce oveunque, anche in libri come quello di Margaret O’Mara.
Ma esiste un altro motivo che vale la pena di considerare: perché funziona 😯
In effetti, se ci pensiamo bene, il modo migliore per creare una cerchia di contatti durevole nel tempo, nella quale le persone siano felici di darsi una mano, è quello di fare il primo passo e rendersi utili.
Offrire il proprio aiuto a qualcuno senza che questo sottenda alcuna richiesta di reciprocità è senza dubbio il modo migliore per stringere relazioni solide.
Ecco perché creare un network efficace richiede tanto tempo. E non solo. In questo atteggiamento è molto difficile fingere, perché i nostri interlocutori se ne accorgono e facciamo anche una pessima figura. Dobbiamo essere genuini e autentici, quindi bisogna crederci!
Intendiamoci, Silicon Valley non è il giardino dell’Eden e le persone che incontrate non sono tutte così, anzi. Ma ogni tanto, cercando, vi capita di scovarle e vi assicuro che il tutto risulta molto più semplice se anche voi siete su questa lunghezza d’onda. Le persone con questa attitudine si attraggono in modo naturale.
Eh, non è una cosa banale. Adottare l’atteggiamento del giver, spesso richiede un ripensamento sostanziale del nostro modo di essere. Io spesso ho offerto il mio aiuto senza aspettarmi nulla. Altre volte altri hanno fatto la stessa cosa nei miei confronti. In alcuni casi queste offerte disinteressate di aiuto sono finite nel nulla, ma in altri hanno creato relazioni che durano da un decennio.
Un’altra cosa interessante in questo contesto è che queste relazioni nate dal “dare” sono subito riattivabili anche se non ci sentiamo per lunghi periodi. Nel mio caso hanno lasciato un segno e non tutte sono amicizie strette, però, il legame che si è venuto a creare resiste al passare tempo.
Uscire dalla tana
Per poter lavorare sulla costruzione del proprio network di contatti serve uscire dall’officio o co-working ed usare ogni occasione utile per conoscere altre persone. Liberatevi dagli obiettivi di breve periodo, perché difficilmente porterete a casa qualcosa di buono in fretta ed allenatevi nel diventare esseri più sociali, positivi ed aperti a conoscere persone fuori dalla vostra cerchia.
Il bello di Silicon Valley rispetto a tutto il resto del pianeta è che quando partecipate ad un qualunque raduno o convegno o aperitivo, la gran parte delle persone lavora in settori molto simili o tangenti al vostro. In questo modo vi potrà capitare di conoscere un Product Manager di Lyft o un VP of Engineering di Clubhouse o venture capitalist o un associate. Spesso non sono i titoli altisonanti quelli che vi potranno aiutare ad aprire porte preziose, bensì individui che fanno lavori molto più normali am sempre high-tech. Questi però, a loro volta, conoscono altre persone e pian piano potrete passare da contatto a contatto fino a raggiungere chi volete incontrare con la migliore delle warm introduction.
Ricordate: ci vuole tempo, tanto tempo, ma prima o poi, incrocerete proprio la persona che vi serviva. Non siate affrettati o subdoli, vale sempre quello che ho scritto sopra: dovete allenarvi ad essere dei giver e non dei taker.
Quando iniziate a costruire il vostro network di contatti dovete cercare di allargare il più possibile la vostra cerchia prima di andare in profondità con questi nuovi rapporti che si stanno creando. Spaziate il più possibile e datevi degli obiettivi settimanali—almeno un paio di incontri nel calendario.
Fate come facevano i ragazzi di Mashape—ora Kong—e unite l’utile al dilettevole: due o tre sere alla settimana risparmiate i soldi della cena e cercate un evento dove poter mangiare qualcosa a spese di altri 🍝 🤣.
L’anti Facebook—sorry, Meta
In qualche modo dobbiamo dimenticare quello che la filmografia ci ha insegnato sui founder di aziende come Facebook. L’atteggiamento che meglio di ogni altro vi aiuta ad allargare il cerchio dei vostri contatti è esattamente l’opposto di quello del giovane Zuckerberg di The Social Network. Qualità come apertura, positività, umiltà ed un bel sorriso stampato sulla faccia vi possono aiutare molto di più rispetto ad arroganza ed eccessiva sicurezza—che tipicamente allontanano la gente.
Ricordate che siete alla ricerca di persone disposte ad entrare in relazione con voi. Quindi usate la migliore delle armi che l’essere umano ha a sua disposizione da sempre: l’ascolto.
Parlate poco e siate pronti ad ascoltare. Ovviamente siate anche pronti a sfoderare il pitch da 15 secondi e fare in modo che sia più che perfetto, che faccia capire alle persone che cosa state facendo e perché.
Ricordate che ascoltare non significa stare in silenzio e basta. Il linguaggio del corpo dice molto sul vostro reale interesse o meno circa quanto vi stanno raccontando. Ripeto, il modo migliore per riuscirci è crederci veramente, perché tutto il resto non vi porta lontano.
Siate creativi, ma non degli stalker
Se vi interessa raggiungere una certa persona, leggete tutto quello che potete su di lei e capite dove, con molta probabilità, la potrete incrociare. Seguite il suo profilo LinkedIn e Twitter. Setacciate i podcast. Ripulite il vostro account Twitter dalle persone che seguite ma che non c’entrano nulla con quello che state facendo. Oppure createne uno ex novo. Capite chi è bene seguire ed interagite con commenti pensati che aggiungano valore alla discussione—i like ed i retweet servono a poco.
Cercate messaggi come questo:
e capite dove e quando si tengono queste founder dinner.
Il vostro network diventa non solo il mezzo attraverso cui conoscere quel VC a cui puntate da tempo, ma anche la vostra ancora di salvezza quando le cose non vanno come pensate:
In 2007, I experienced the power of a network referral when the advertising agency I worked for closed. I worked my phone, email, and in-person connections daily. I told people I was looking for freelance or full-time work and followed up promptly. One day, a past coworker called and mentioned a recruiter had called him about a job in San Francisco. He said, "I'm not interested in applying, but it sounds perfect for you."
oppure ancora:
My first job, my Stanford PhD admission, my first and second startup gigs that led to two IPO's, and $76mm investment to date plus scores of great hires into my current company Rocket Fuel have all come through my network of friends and colleagues. It's not just true in some allegorical or metaphorical sense, but true in a very real, direct, and measurable sense that looking back over the course of my life, the present value of my network has always eclipsed the value of my current assets by millions of dollars.
I never thought that way about it — I just tried to be helpful to a lot of people, and the result was that all of my favors were repaid 10x or more.
Se vi interessa leggere l’intero articolo da cui ho preso queste citazioni—ne vale la pena—è di Porter Gale: Why Your Network Is Your Net Worth, già il titolo è un programma.
“I just tried to be helpful”:
questo è il segreto dei network di valore. Pensateci, in fondo la serendipity1 si nutre di questo. Quindi siate nel posto giusto, umili, aperti ad allacciare nuovi rapporti e la serandipity farà il resto. Io ci credo, ha funzionato tante volte nel mio caso. Ad esempio, senza questo atteggiamento non avrei conosciuto Augusto e Marco di Kong, Loris Degioanni e neppure Luigi con cui ho fondato Lombardstreet Ventures.
Quasi dimenticavo. Il libro che sto leggendo e che mi ha ispirato a scrivere questo articolo è questo: “Exit Path: How to Win the Startup End Game” di Touraj Parang. Tema interessante, magari ne parlerò prossimamente qui sul Dojo.
The occurrence and development of events by chance in a happy or beneficial way.
Tema indispensabile quello del “networking”. Sicuramente, organizzarlo in modo continuativo è basilare per noi founders. Grazie Massimo 👏