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A questo bellissimo articolo di Irene voglio aggiungere una cosa che ritengo importante. Una data room anche soltanto con deck, cap table e certificato di incorporazione, aiuta molto la trasparenza. Di tanto in tanto ci capita di dover scavare nei meandri della startup e del founder per capire che alcune informazioni importanti ci sono state negate. La cap table, ad esempio, dice molto se fatta bene. Per un investitore è importante sapere quanto avete della vostra company e chi altro ha investito nel tempo. Soprattutto se avete fatto dei pivot, se siete passati da diversi acceleratori, se una porzione consistente delle quote è detenuta da chi oggi non è più operativo nell'azienda. Questi possono diventare blocker — come ricordavo nell'articolo sulla cap table —, ma possono essere superati in alcuni casi se siete trasparenti. Se invece fate finta di nulla e veniamo a saperlo durante la due diligence, sicuramente saranno dei clamorosi STOP per noi. E' facile che la voce si diffonda anche tra la rete degli investitori ed il rischio è che, non solo la startup si bruci, ma con lei il founding team. Non abbiate timore di mettere allo scoperto i vostri scheletri nell'armadio, un rapporto di fiducia che deve durare 10 anni in media, lo richiede. Siate onesti, raccontatelo anche durante il pitch e cercate di catturare la fiducia di chi vorrà investire nel vostro prodotto. Vi assicuro che nel lungo periodo premia sempre.

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Grazie per l’articolo Irene, molto pragmatico e utile. Inoltre il link all’articolo di Mark Suster mi ha portato a fare delle considerazioni interessanti. “The goal is to trade data with engagement”. Mi piace il concetto di usare la data room per sondare il livello di commitment del VC (e incrementarlo) anziché piazzargliela in mano come una brochure all’uscita di un concessionario. As always, food for thought!

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