21 Commenti

a confondere le idee sei stato bravissimo :) scherzo, articolo illuminante ed utile ... complimenti per questo progetto a lunghissima scadenza che avete intrapreso e che porterà tante menti geniali a seguire i passi giusti ;)

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Grazie mille!

Molto utile.

Una domanda - che può essere uno spunto per il prossimo articolo: cosa serve ad una persona senza cittadinanza americana per aprire una C-Corp in Delaware? Qual è il modo più veloce ed economico secondo la vostra esperienza?

Grazie,

Antonio

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Per aprire una Delaware C-Corp non serve né cittadinanza USA, né visto. La si può aprire comodamente dall'Italia, online, usando strumenti come Stripe Atlas https://stripe.com/atlas

Con $500 si apre. Attenzione però, leggete bene diritti e doveri, state aprendo una corporation. Ogni anno servirà fare la dichiarazione dei redditi (tax filing) e si dovranno pagare delle tasse fisse al Delaware (qualche centinaio di dollari). Servirà commercialista (CPA) che costerà un minimo di $2,500 all'anno. Cercate di capire anche come funziona il meccanismo di vesting e leggete bene le clausole che vanno sotto il nome di 83b Election.

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Ci sono commercialisti Italy-friendly? Perché aprire una società in USA non finisce qui per un residente italiano, infatti poi la legislazione italiana tenderà a considerarlo come uno che vuole sfuggire alla tassazione locale.

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Ciao Mauro, io non sono un commercialista né un legale, ma di solito se apri la tua C-Corp dall'Italia non ci sono problemi fino a quando non inizi ad avere ricavi e soprattutto finché la tua struttura italiana è minima (2 co-founder e qualche contractor nel mondo). Quando l'azienda si struttura ed il team italiano cresce, ovviamente devi avere una legal entity nel nostro paese, ma questa va creata a partire dall'americana (100% owned). Niente startup innovativa in questo caso, perché l'unico socio è americano. Questo è il percorso più semplice. Se invece hai già una Srl attiva in Italia con un team consistente, meglio aprire la C-Corp ed invertire la capogruppo con l'americana. Prima lo fai meglio è, se il tuo business e le tue mire sono USA, per evitare problemi legati alla valorizzazione degli asset italiani nel flip. Discorso complicato e non propriamente di mia competenza, quindi senti un lawyer a San Francisco per questo.

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Ho appena parlato con un imprenditore che e' riuscito a fare FLIP, pur avendo investitori istituzionali qui in Italia. Credo sia oggettivamente difficile partire senza una forma societaria, anche perché gli incubatori come Y combinator come Massimo insegna richiedono metriche, per cui contratti di fornitura, e partire con un contratto Americano su una fornitura italiana, lo vedo decisamente improbabile. Per cui temo che la scelta vada rimandata al primo investimento da parte di un investitore... prima non credo vi sia scelta, e lo dico da cittadino Americano... dove ci sono i clienti e' li che bisogna fondare! Metriche alla mano poi bisogna scegliere... noi siamo appena entrati in DPixel / Sellalab, che ci chiedono solo di retrocedere "cash" nel caso loro trovino clienti o investitori. Credo sia la situazione migliore per una startup innovativa. Solo quando si ha tutto in regola allora vale la pena farsi un viaggio negli States, ma senza network dove si va? Anche li' serve un incubatore... per cui a me sembra che si sia comunque molto dipendenti dal proprio network, e ci sia ben poco libero arbitrio... il volere fondare negli USA potrebbe essere un boomerang, la competizione a SF e' altissima. Credo vendere sia la cosa più importante su cui concentrarsi... dove si vende meglio e' dove si debba fondare. Quando poi e' ora di crescere (con capitali esterni ai propri) allora e' necessario spostare IP e quote, ma credo si possa fare abbastanza agevolmente... dopo e' troppo tardi, e bisogna mettere a bilancio un 50000 dollari per un flip oltre al tempo perso... più la problematica come giustamente sottolineava Massimo del "blocco" per 5 anni...

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Fare il "flip" della propria azienda dall'Italia agli USA è sicuramente possibile ed a volte si risolve con poco. Dipende dall'approccio. Il nostro tende a spingere per soluzioni semplici ed economiche: aprire la C-Corp, spostare l'IP e gli investitori in una SAFE con un cap decente e chiudere la legal entity italiana se ancora non serve (dipende da che struttura si ha in Italia). In alcuni casi con investitori smart abbiamo chiuso il tutto in breve tempo. Hai ragione, negli USA servono metriche USA, spesso. Non sempre però. Se il mercato è il mondo allora anche metriche nel mondo vanno bene. Non rimaniamo concentrati unicamente sul mercato Italia, questo può essere un errore.

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Salve,

ho letto con attenzione l’articolo che parla esattamente del nostro caso.

Siamo una realtà italiana che vuole sbarcare in California ma che sta per aprire una startup innovativa in Italia in quanto i bandi in Italia sono quasi tutti per le startup innovative.

E’ un errore aprirla?

La start up innovativa è differente dalla s.r.l. classica perciò aprirla in Italia non comporta grossi problemi nel trasferimento?

Avete suggerimenti specifici per noi?

Esistono fondi americani disposti ad investire in realtà italiane?

Grazie per i consigli

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Se il vostro mercato target sono gli USA fin dal primo giorno, non vedo motivo per aprire una SRL innovativa, che invece va bene se il mercato è quello europeo. In quel caso partire dall'Italia ed il suo mercato va bene. Sai, non si cambia continente target con leggerezza, ci deve essere un motivo forte per dedicare i prossimi 10 anni della vostra vita ad startup su una specifica region. Poi mi rendo conto che i fattori da considerare sono tanti. Noi ci siamo anche sentiti in estate, se non ricordo male.

Se avete un prodotto e siete determinati, andate dritti per la strada che ritenete migliore per il futuro del prodotto.

Raccogliere su una SRL o su una C-Corp non è molto diverso, partite sempre dal vostro network.

Per quanti riguarda gli americani, invece, investono solo su C-Corp o quasi, specialmente se si tratta di pre-seed. Investono in quello che hanno vicino a loro. Non importa se siete italiani o russi. Investono sul potenziale e sulla determinazione del team. VI devono però trovare qui. Non conosco investor americani che investono in Italia in fase seed.

Potete anche fare il "flip" della società più avanti, ma dovete sapere bene come non creare alcun "blocker" per il mercato USA. Comunque più complicato, se sapete già che il mercato è quello USA.

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Si Massimo ci siamo sentiti in estate. Grazie dei preziosi consigli. Io sbarcherei anche domani in USA ma sia il fatto dei costi di trasferimento e sia il fatto che in Italia ora ci sono molti bandi a cui partecipare ci "obbliga" per il momento a rimanere qua. Resta il nodo di capire se il mercato migliore per partire sia quello europeo o americano. Ti faccio un ultima domanda, come facciamo a capirlo? Che elementi vanno analizzati per questa scelta? Grazie!

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Di solito è una questione di prodotto e di ampiezza del mercato che, a parità di sforzo, può recepire lo stesso prodotto. Negli USA trovi 320 milioni di persone che parlano la stessa lingua e hanno lo stesso presidente (con la stessa moneta). E' più semplice rispetto all'Europa. Arrivare negli USA richiede però molta determinazione, non è facile e devi volerlo veramente.

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Grazie Massimo, ottimo lavoro. Ho solo un dubbio, dove scrivi "avere le idee molto chiare a quale valutazione si sta raccogliendo", il Safe non serve proprio a evitare una valutazione subito?

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Esistono diverse tipologie di SAFE. La più comune è quella nella quale si mette un "valuation cap", ovvero un tetto alla diluizione degli investor. Questo è il vantaggio principale per chi investe in SAFE, sapere che al momento della conversione la percentuale dell'azienda di cui si diventa owner è prefissata, anche se poi il round A viene fatto a N volte quella valutazione. Ad esempio, se investo $50,000 ad una valutazione post-money di $5 milioni, allora sono certo che avrò l'1% dell'azienda alla conversione in equity.

Stiamo per lanciare anche un corso 📚su questi temi, stay tuned 😉!

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Ciao Massimo, ormai siete un appuntamento fisso. Penso che quello che manchi al mercato italiano sia proprio uno standard di regole anche non scritte per il mercato delle startup innovative. C'è troppo "fai da te" in Italia pensando che siccome è una startup dev'essere snella e i vari advisor e consulenti sono visti unicamente come costi che appesantiscono la struttura e questo crea startup ferme in quattro frecce che con l'acqua alla gola si buttano in campagna di equity crowdfunding. Anche il lead investor in round piccoli dovrebbe agevolare la raccolta fondi nella fase FFF - BA. Simpatica la storia di parlare solo inglese non so se ne sarei in grado ottimo esercizio per un futuro in USA. Infinte chiedo a te e al team di SILICON VALLRY DOJO se fosse possibile avere un approfondimento sulla SAFE ovvero cos'è e se in Italia potrebbe essere applicata, sento molte opinioni discordanti, già arrivare al concetto di convertibile nello stivale secondo me sarebbe un grande traguardo. Grazie Andrea

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Ti ringrazio per aver condiviso questo commento. Partiamo da un fatto: quello che negli anni è emerso qui come regola non scritta è stato il frutto di un ecosistema che ha cercato di adattarsi ad un mondo che cambiava. Più round prima di un series A, fondi sempre più grossi che quindi facevano assegni più corposi richiedevano metriche maggiori e tempi più lunghi. Le SAFE sono emerse come un modo per non rallentare la crescita delle startup e dopo essere state proposte in modo unilaterale da YC, sono diventate una prassi comune. Sono snelle, economiche e utili quando vai alla caccia di piccoli investitori. Tutti in questa zona concordano sul fatto una startup debba andare il più velocemente possibile, a briglie sciolte. Ecco perché fino al Series A non ha altri soci e soprattutto nessuno nel board (CdA). Gli advisor qui non sono un esborso economico, vengono sempre ripagati in quote (Common Stock). 1-2% in 2 anni, ma la percentuale varia a seconda della startup. Non ci sono consulenti. Le quote vengono vestite (diventano proprietà dell’advisor) mensilmente e se l’advisor non funziona, si interrompe. Sulle SAFE farò un articolo ad hoc nel futuro, ma per capirle basta scaricare il documento standard dal sito di Y Combinator. In Italia non credo esista nulla di analogo. Qualche anno fa si parlava degli SFP, i Servizi Finanziari Partecipativi come strumento simile da poter applicare alle startup innovative. Rimane il fatto che chi investe deve volerli adottare. Questi cambiamenti del modus operandi avvengono però solo se spinti dal basso e non per decreto legge. Servono meno leggi e più buon senso (oltre che fiducia). È anche una questione culturale.

Sto scrivendo da iPhone per cui spero non ci siano troppi strafalcioni 😉

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Secondo me, uno dei problemi di fondo in Italia è che una startup dovrebbe incorporare come società per azioni per avere gli strumenti che le servono per gestire adeguatamente quote e tutto il resto. Ma i costi sono proibitivi. La SRL semplificata è un accrocchio che non risolve quasi niente. Io credo che se l'Italia snellisse il codice civile e permettesse una gestione semplice e veloce delle società, l'innovazione schizzerebbe.

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Secondo me il problema non è SRL o SpA, ma il fatto che servirebbe forse una nuova legal entity simile ad un C-Corp e servita tra tribunali speciali che in pochi mesi garantiscano la gestione di eventuali cause. La liability giuridica, direttamente connessa a quella del sistema paese, è il principale problema dell'investimento in Italia (almeno a mio avviso). La Srl Innovativa non risolve, ovviamente, ma allo stesso tempo mantiene le company italiane legate ad un sistema che le mantiene piccole. Molti, aprono in Italia grazie agli incentivi e bandi di gara e questo le lega al paese per 60 mesi, ma nel mondo startup non funziona così.

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Aggiungo anche, che il problema, a mio modesto parere, è che non è chiaro cosa sia realmente una startup. Non basta essere nel registro delle imprese innovative per essere visti come una startup agli occhi di investitori e possibili finanziatori.

Nel nostro registro italiano abbiamo di tutto e poco ha a che fare con il concetto di scalabilità e crescita tipico del mondo startup.

Una new-co e una startup sono cose molto diverse ma non sempre si vede... la massima espressione delle startup in Italia sono i coworking ma con tutto il rispetto per organizzazioni anche di eccellenza si crea solo confusione sul mercato

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Sono molto d'accordo con quanto dici. da diversi anni lavoro sodo per far comprendere questo semplice concetto: cos'è una startup? Sembra facile, ma non è chiaro a tanti. Ne parlerò in un prossimo articolo se la cosa interessa a tanti. I co-working fanno una grande lavoro per aiutare i giovani a confrontarsi e fare network. Qui funziona tanto: nel frattempo, anche il nostro SIlicon Valley Italian Hub di Menlo Park ha riaperto 🥳 https://svithub.com. In primavera speriamo di vederlo popolato di italiani che vogliono sondare il terreno. I primi hanno già prenotato degli spazi.

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ciao Massimo, complimenti per le info che condividi, sono davvero utili per chi sta programmando (come noi) di attraversare l'oceano. Noi stiamo partendo ora con raccolta in Italia attraverso SFP, se vuoi e quando vuoi ti condivido quanto stiamo facendo!

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Ciao Teo, ti ringrazio. In questo momento abbiamo sospeso le office hour per rimanere a testa bassa sui batch e gli investimenti. Stiamo investendo ogni momento libero su questa community, per cui fateci domande e vedremo di rispondere al volo. Procuratevi un account 👏 Clubhouse che a breve faremo qualcosa in diretta!

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