Massimo Sgrelli dipende da tanti aspetti, quante possibilità di crescita ulteriore ci sono, come si è arrivati fino a quel punto, quanto si crede ancora nel progetto e lo stato di equilibrio del team. Potrebbe essere che ad un certo punto si spezzi l'intesa tra i founder e sia meglio dare la guida a qualcuno in grado di proseguire nella crescita. Se invece tutto l'ingranaggio gira perfettamente SI VA AVANTI TUTTA. I soldi da soli non dicono nulla.
Concordo, le circostanze dicono molto rispetto alla decisione di tenere duro e spingere rispetto a vendere e passare al prossimo progetto. Il mondo del VC spera sempre che l'opzione sia la crescita perché con una exit da 50 milioni fanno un 2 o 3x, che non serve molto all'economia del ROI del fondo stesso -- anche se è sempre meglio di un write-off. Non è facile decidere di affrontare ancora diversi anni di sacrifici quando si hanno 20-30 milioni "facili" per il fondatori, ma è proprio in quei casi che emergono coloro che possono realizzare gli unicorni o, perché no, anche i decacorni. Vivere il resto della propria vita non sapendo come sarebbe potuta andare per me non sarebbe sopportabile, per cui credo che andrei avanti inseguendo il sogno.
Le exit ci sono dove c'è una cultura della raccolta che crea una filiera lineare con regole precise. Vuoi fare startup devi seguire queste best practice che con il tempo diventano step precisi e fanno si che si crei un settore finanziario dall'early stage (vedi hyper e similari) alle corporate che decidono di acquistare realtà "giovani". Mi auguro di vedere un giorno anche in Europa un flusso di questo tipo, eliminando il più possibile la burocrazie dov'è necessario.
Ciao Andrea, l'eliminazione della burocrazia non necessaria e l'abbassamento delle barriere per l'accesso al capitale sono fondamentali; servono startup che in 10 anni raggiungano valutazioni stellari e servono exit, poi le barriere cominciano a vacillare perché l'ecosistema si popola di nuovi attori — investitori soprattutto. Serve anche una logica diversa che guidi la crescita delle grandi aziende: buy vs. make, deve diventare buy — altro motivo per il quale l'Italia è ancora indietro, da noi è make.
Grazie Massimo, insights sempre di spessore e concreti. Qui siamo proprio anche di fronte a una domanda dalla risposta complicata: sono d’accordo con Stefano Finessi nel dire che i fattori sono molti! Ad ogni modo, si dice che un founder dovrebbe impostare da subito la sua strategia scegliendo se farà exit o no, in quanto cambia il ritmo dell’execution e in teoria cambiano anche le metriche da privilegiare. Di fatto, però, le dinamiche e i contesti portano poi a cambiamenti nella vision di un founder; per cui dire così aprioristicamente cosa si farà per certo diventa difficile, secondo me. Forse si può avanzare delle ipotesi sulla base di quello che è il nostro mindset oggi, e su quello ventilare un’inclinazione personale. Fermo restando che anche la crescita personale e imprenditoriale di un founder è fortemente legata a quella della sua startup. Ecco, forse la vera risposta sarà legata al fattore apprendimento: quando un founder smette di crescere e di apprendere, e quindi smette di dare al suo team, è il vero momento di passare il timone. Grazie! Mi aggiungo alla richiesta di un post su PH
Ciao Scilla, è chiaro che le proposte di acquisizione interessanti arrivano quando l'azienda va bene e sta crescendo a buon ritmo. Da qui il dilemma: vendere o puntare ancora più in alto e cercare di creare un'azienda di dimensioni globali? Io credo che molto dipenda dalla situazione personale del founder e dalla sua voglia di avere un impatto con quello che fa. Conta che durante il percorso di fundraising è abbastanza normale che anche il founding team venda qualche punto percentuale in uno dei round avanzati per iniziare a beneficiare del lavoro fatto fino ad allora. Anzi, molti VC incentivano questa cosa proprio per evitare che il founder si trovi di fronte al dilemma della vendita ed abbia il denaro sufficiente per comperare una casa o sentirsi comunque economicamente soddisfatto. Se l'azienda sta raccogliendo a $200M di valutazione un 2.5% venduto diventano $5M (lordi), più che sufficienti per stare tranquillo.
Un bell'approfondimento su Ryan Hoover lo leggerei volentieri! Lo seguo da tempo e ancora oggi scarico qualcosa di nuovo da Product Hunt quasi tutti i giorni..complimenti per l'articolo e per il lavoro di condivisione che state facendo negli ultimi tempi!
Grazie per la risposta. Io andrei già con un prototipo creato da me e volendo anche qualche metrica iniziale appena lancio sul mercato, ma quello di cui avrei bisogno è un founding team americano per incorporare insieme e dopo andare alla ricerca di VC early stage. Perché quelli come voi investono sul team, ma chi non ce l’ha? Forse i startup studios si occupano anche di questo
Il founding team è sempre un problema grosso per i "solo founder". Recentemente YC ha fatto partire questa piattaforma per fare matching di founder: https://blog.ycombinator.com/co-founder-matching/
Ci sto scrivendo un articolo per il Dojo. Magari puoi provare a vedere se viene fuori qualcosa di interessante, ho parlato con founder che hanno ricevuto diverse richieste in pochi giorni.
Massimo Sgrelli dipende da tanti aspetti, quante possibilità di crescita ulteriore ci sono, come si è arrivati fino a quel punto, quanto si crede ancora nel progetto e lo stato di equilibrio del team. Potrebbe essere che ad un certo punto si spezzi l'intesa tra i founder e sia meglio dare la guida a qualcuno in grado di proseguire nella crescita. Se invece tutto l'ingranaggio gira perfettamente SI VA AVANTI TUTTA. I soldi da soli non dicono nulla.
Concordo, le circostanze dicono molto rispetto alla decisione di tenere duro e spingere rispetto a vendere e passare al prossimo progetto. Il mondo del VC spera sempre che l'opzione sia la crescita perché con una exit da 50 milioni fanno un 2 o 3x, che non serve molto all'economia del ROI del fondo stesso -- anche se è sempre meglio di un write-off. Non è facile decidere di affrontare ancora diversi anni di sacrifici quando si hanno 20-30 milioni "facili" per il fondatori, ma è proprio in quei casi che emergono coloro che possono realizzare gli unicorni o, perché no, anche i decacorni. Vivere il resto della propria vita non sapendo come sarebbe potuta andare per me non sarebbe sopportabile, per cui credo che andrei avanti inseguendo il sogno.
Le exit ci sono dove c'è una cultura della raccolta che crea una filiera lineare con regole precise. Vuoi fare startup devi seguire queste best practice che con il tempo diventano step precisi e fanno si che si crei un settore finanziario dall'early stage (vedi hyper e similari) alle corporate che decidono di acquistare realtà "giovani". Mi auguro di vedere un giorno anche in Europa un flusso di questo tipo, eliminando il più possibile la burocrazie dov'è necessario.
pro articolo su Ryan :)
Ciao Andrea, l'eliminazione della burocrazia non necessaria e l'abbassamento delle barriere per l'accesso al capitale sono fondamentali; servono startup che in 10 anni raggiungano valutazioni stellari e servono exit, poi le barriere cominciano a vacillare perché l'ecosistema si popola di nuovi attori — investitori soprattutto. Serve anche una logica diversa che guidi la crescita delle grandi aziende: buy vs. make, deve diventare buy — altro motivo per il quale l'Italia è ancora indietro, da noi è make.
vada per qualcosa su Ryan, son curioso :)
Segnato. Il piano editoriale di agosto è già pieno :), ma a settembre ce ne occupiamo.
Grazie Massimo, insights sempre di spessore e concreti. Qui siamo proprio anche di fronte a una domanda dalla risposta complicata: sono d’accordo con Stefano Finessi nel dire che i fattori sono molti! Ad ogni modo, si dice che un founder dovrebbe impostare da subito la sua strategia scegliendo se farà exit o no, in quanto cambia il ritmo dell’execution e in teoria cambiano anche le metriche da privilegiare. Di fatto, però, le dinamiche e i contesti portano poi a cambiamenti nella vision di un founder; per cui dire così aprioristicamente cosa si farà per certo diventa difficile, secondo me. Forse si può avanzare delle ipotesi sulla base di quello che è il nostro mindset oggi, e su quello ventilare un’inclinazione personale. Fermo restando che anche la crescita personale e imprenditoriale di un founder è fortemente legata a quella della sua startup. Ecco, forse la vera risposta sarà legata al fattore apprendimento: quando un founder smette di crescere e di apprendere, e quindi smette di dare al suo team, è il vero momento di passare il timone. Grazie! Mi aggiungo alla richiesta di un post su PH
Ciao Scilla, è chiaro che le proposte di acquisizione interessanti arrivano quando l'azienda va bene e sta crescendo a buon ritmo. Da qui il dilemma: vendere o puntare ancora più in alto e cercare di creare un'azienda di dimensioni globali? Io credo che molto dipenda dalla situazione personale del founder e dalla sua voglia di avere un impatto con quello che fa. Conta che durante il percorso di fundraising è abbastanza normale che anche il founding team venda qualche punto percentuale in uno dei round avanzati per iniziare a beneficiare del lavoro fatto fino ad allora. Anzi, molti VC incentivano questa cosa proprio per evitare che il founder si trovi di fronte al dilemma della vendita ed abbia il denaro sufficiente per comperare una casa o sentirsi comunque economicamente soddisfatto. Se l'azienda sta raccogliendo a $200M di valutazione un 2.5% venduto diventano $5M (lordi), più che sufficienti per stare tranquillo.
Ok, +1 per Ryan Hoover.
Un bell'approfondimento su Ryan Hoover lo leggerei volentieri! Lo seguo da tempo e ancora oggi scarico qualcosa di nuovo da Product Hunt quasi tutti i giorni..complimenti per l'articolo e per il lavoro di condivisione che state facendo negli ultimi tempi!
Grazie Antonio. Ci segnamo un +1 all'articolo su Ryan Hoover. Con Andrea Esquilini e Capobecchino siamo a 3.
+1 su articolo su PH. Nonostante seguo giornalmente sia Angellist che PH non sapevo fossero parenti 🤦
sì, nel 2016 sono stati acquisiti https://www.vox.com/2016/12/1/13802154/angellist-product-hunt-acquisition
+1 per l’articolo su Hoover!
PS: ma Hype e simili investono in IDEE? Non ho ben capito in quale fase del progetto subentrano..
Grazie Massimo
Da quello che leggo non è chiaro anche se è difficile a mio parere. Un’idea non basta ma ci sono sempre eccezioni. Prova.
Grazie per la risposta. Io andrei già con un prototipo creato da me e volendo anche qualche metrica iniziale appena lancio sul mercato, ma quello di cui avrei bisogno è un founding team americano per incorporare insieme e dopo andare alla ricerca di VC early stage. Perché quelli come voi investono sul team, ma chi non ce l’ha? Forse i startup studios si occupano anche di questo
Il founding team è sempre un problema grosso per i "solo founder". Recentemente YC ha fatto partire questa piattaforma per fare matching di founder: https://blog.ycombinator.com/co-founder-matching/
Ci sto scrivendo un articolo per il Dojo. Magari puoi provare a vedere se viene fuori qualcosa di interessante, ho parlato con founder che hanno ricevuto diverse richieste in pochi giorni.