Y Combinator: le origini
Y Combinator è il miglior acceleratore e forse investitore al mondo. Nasce da un'intuizione semplice e con presupposti concreti in perfetto stile Silicon Valley.
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Tanto spesso nei nostri articoli facciamo il nome di Y Combinator — conosciuto anche come YC — ed è arrivato il momento di dirvi qualcosa in più su questo “acceleratore”. Nelle prossime settimane lavorerò ad una serie di articoli che vi possano dare una panoramica chiara sotto diversi aspetti di questa realtà che contribuisce a rendere Silicon Valley unica.
Innanzi tutto non lo definirei un acceleratore, quanto piuttosto un soggetto che è riuscito a fare dell’arte dell’investimento una macchina da guerra scalabile. Un early stage VC con una ricetta segreta? Un incubatore di unicorni?
Loro stessi si definiscono attraverso quello che fanno:
Y Combinator provides seed funding for startups…We make small investments in return for small stakes in the companies we fund.
Candidarsi a YC aiuta in diversi modi — ne parleremo in modo estensivo nei prossimi post — e secondo i fondatori funziona così:
The most important thing we do is work with startups on their ideas... The second most important thing we do is help founders deal with investors and acquirers.
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire meglio come nasce questa realtà attingendo sia a quanto i suoi fondatori hanno raccontato negli anni, che alla mia esperienza diretta dal 2010 ad oggi.
A proposito, questo sono io al Demo Day del 21 Marzo 2010 grazie al mitico Paolo Privitera, con l’amico e compagno di viaggio Fabio Chinaglia:
PS: porcaccia, quanto ero giovane 😁
Le origini
L'idea di YC nasce da un'intuizione di due persone: Paul Graham e Jessica Livingston. I due, oltre ad essere compagni nella vita, erano entrambi parte del circuito dell'innovazione nei primi anni 2000. Il tutto nasce sulla East Coast americana, a Boston e se avrete la pazienza di seguirmi capirete tra breve cosa ci fanno oggi nel cuore di Silicon Valley.
Jessica stava lavorando per una banca d'investimenti, ma non essendo molto soddisfatta aveva fatto dei colloqui con dei VC di Boston. Il mondo del VC di allora — e forse per tanti casi anche oggi — non brillava né per velocità di decisione, né tantomeno per velocità di esecuzione.
Paul aveva creato Viaweb, un ecommerce per piccoli esercenti, per poi venderlo sette anni prima a Yahoo! Essendo stato un founder egli stesso aveva una sua idea su come il settore del venture capital dovesse funzionare per essere efficace in un mondo dinamico come quello delle startup early-stage. La vendita di Viaweb aveva messo parecchio capitale nelle sue tasche e, da tempo ormai, stava pensando di entrare nel mondo dell'angel investing.
La storia di Paul Graham è veramente interessante. Tra hacking e arte, stufo di trovarsi sempre squattrinato, aveva deciso che doveva fare qualcosa per risolvere la stuazione una volta per tutte. Da questa necessità nasce Viaweb, almeno secondo Wikipedia:
The company was started in July 1995 by Paul Graham, Robert Morris (using the pseudonym "John McArtyem"), and Trevor Blackwell. Graham claims Viaweb was the first application service provider. Viaweb was also unusual for being partially written in the Lisp programming language.
Avendo anche solo letto queste poche righe, avrete capito che stiamo parlando di un altro mondo rispetto all’Europa. Non immagino come avrebbe preso una proposta come Viaweb un qualunque bookstore della mia città. Nel 1995 Internet stava arrivando alle masse anche in Italia, ma era sicuramente appannaggio di nerd come me e pochi altri. Inoltre, in quegli anni da noi startup e venture capital erano ancora freschi freschi. Certo, avevamo avuto anche in Italia numerosi esperimenti legati al periodo della cosiddetta New Economy, ma quella fase era terminata con un crollo mondiale che pochi di voi ricorderanno — non avendolo vissuto —, ma di cui sicuramente avrete letto. Io in quello schianto c'ero e nel periodo Maggio 2000 Settembre 2001 ho mollato un lavoro come dirigente di Accenture con il massimo delle stock option sul piatto — prima dell'IPO — per schiantarmi nell'anno successivo sulla prima "startup" a cui ho preso parte in vita mia.
Nonostante "tutta questa esperienza 🤣 sul campo", vi assicuro che non avevo la minima idea di quello che stava avvenendo veramente 6.000 miglia più a ovest dell'Italia, a San Francisco.
Forse facevo come tanti ancora fanno oggi: leggevo delle cronache di queste aziende milionarie create in pochi anni da imprenditori statunitensi — Amazon, Yahoo!, Google, Pets, WebVan... — e poi cercavo di rifare la stessa cosa in Italia, non capendo come funzionava il tutto. L’unica cosa che avevo in testa è che qualcosa stava cambiando ed io volevo essere parte di questo cambiamento.
😹 uuhhh che ricordi... Molte delle dotCom dell'epoca — così le chiamavano — sono fallite clamorosamente bruciando centinaia di milioni 🔥, minando carriere costruite in una vita e causando poi il crollo della fiducia nel settore delle fast-growing high-tech companies o startup che dir si voglia. Un caso che ho vissuto da vicino in quegli anni è stato quello di George Shaheen, CEO di Accenture, che lasciò la firm per unirsi a WebVan che poi lasciò qualche anno dopo. Il tutto non fu però coimpletamente indolore:
Shaheen's decision to join Webvan in September 1999 was considered a landmark event in the development of the then highflying Internet economy. The former chief executive of Andersen Consulting, now called Accenture, Shaheen left behind a 30-year career at the world's biggest consulting firm, where he oversaw 65,000 employees and made an estimated $3.5 million to $5 million a year.
Mr. Shaheen aveva inizialmente investito circa $120.000.000 suoi 🤣 in WebVan — 15M di azioni a $8 l'una, ma se ricordo bene dalla cronache dell'epoca alla fine ne mise 200 di milioni di dollari. Insomma, credo di aver reso l'idea circa il disastro nel quale avevano creduto in molti — sembrava la corsa all’oro del 1849 in California.
🤯 Ma torniamo velocemente a Paul Graham altrimenti rischio di perdermi nella subordinata della subordinata 😁
PG — così lo chiamano in rete — aveva il capitale e dopo diversi anni di pausa decise che era arrivato il momento di iniziare a fare qualcosa come investitore. Durante una cena con Jessica in Harvard Square, arrivò l’idea e la decisione:
We'd start our own investment firm and Jessica could work for that instead. As we turned onto Walker Street we decided to do it. I agreed to put $100k into the new fund and Jessica agreed to quit her job to work for it. Over the next couple days I recruited Robert and Trevor, who put in another $50k each. So YC started with $200k — PG
Robert e Trevor erano i compagni di viaggio di PG durante l'avventura di Viaweb ed in poco il team si mise nuovamente al lavoro:
Inizialmente l'azienda venna chiamata Cambridge Seed — blah 🤮 —, ma poco prima dell'annuncio venne rinominata in Y Combinator per permettere all'iniziativa di avere un respiro nazionale.
Ma cosa significa “Y Combinator”?
The Y combinator is one of the coolest ideas in computer science. It's also a metaphor for what we do. It's a program that runs programs; we're a company that helps start companies.
Già il naming era molto nerd 🤙, non trovate? Il target erano hackers e coders.
Le prime riflessioni di Paul sul tema startup erano state riassunte nel 2005 in un talk che aveva tenuto ad Harvard - leggetelo. Così i quattro partirono e lo fecero in modo semplice e concreto:
We decided very early that the first thing we'd do would be to fund a bunch of startups over the coming summer.
Il loro intento non era di definire la modalità di investimento che avrebbe poi caratterizzato YC negli anni a venire, bensì imparare quanto più possibile sull'angel investing nel minor tempo possibile. Un summer camp sembrò la via migliore.
Il dato di fatto è che quel primo camp per studenti undergrad fatto a Boston risultò essere un vero successo in termini qualità delle startup partecipanti.
(il thread su Twitter continua e vi racconta che fine ha fatto ognuna delle persone nella foto!)
Per i più curiosi, l’annuncio della partenza del Summer Camp fu dato in questa comunicazione:
In How to Start a Startup, I said there could be ten times more startups than there are. A lot of people who could start successful startups never do. When you're young the prospect seems too intimidating, and as you get older you lose the flexibility you need in your life to start one.The most intimidating part is starting. So I decided I should offer something more encouraging than words.Like a lot of guys who got rich from technology, I've been meaning to give seed money to new startups. But almost seven years later I still haven't. The reason was that I didn't want would-be startup founders deluging me with pitches. I said so explicitly in the talk I just gave. But afterwards I felt guilty. So I've figured out a solution to the problem.Some friends and I have started Y Combinator, a new venture firm that specializes in funding very early stage startups. Our first project is the Summer Founders Program, an experimental replacement for the conventional summer job. The SFP is like a summer job, except that instead of salary we give you seed funding to start your own company with your friends. If that sounds more exciting than spending the summer working in a cube farm, I encourage you to apply.
Dal 2005 al 2008 i Summer Camp — poi rinominati batch — si tennero a Cambridge, nel Massachusetts ed uno solo a Mountain View in Silicon Valley. Ma nel 2009 Paul e gli altri capirono che se non avessero subito trasferito il tutto in Silicon Valley altri avrebbero fatto partire una cosa simile nella Bay Area e loro sarebbero diventati una realtà minore. Erano ben consci che la potenza di fuoco della Bay Area era decisamente diversa.
L'unica cosa che vale è la verità nuda e cruda
L'informalità, la semplicità di interazione unite alla volontà di dare sempre feedback molto diretti — the bare thuth — hanno reso il metodo di Y Combinator estremamente efficace nel corso degli anni. Questo ha attirato diversi VC che hanno immesso funding nella struttura di YC per consentire loro di finanziare decine di startup all'anno. Nel 2009 Sequoia investì $2M in uno dei veicoli di YC per consentire di scommettere su 60 startup all'anno. Poi seguirono diversi altri capitali ed il numero delle startup aumentò di anno in anno.
Paul, Jessica ed il resto del funding team furono direttamente impegnati sia nel coordinamento — gestito da Jessica, forse la vera spina dorsale dell'acceleratore — che nell'affiancamento alle startup.
Il loro approccio che non coccolava o ipersupportava i founder fu la caratteristica principale e vincente di Y Combinator negli anni a venire. Persone che avevano creato startup supportavano i nuovi founder, come nella Silicon Valley degli anni 70.
Chi si candida per un batch di YC — allora come oggi — sa benissimo che non riceverà formazione approfondita sull’ABC, bensì l'accesso ad un network di alumni unico al mondo e qualche sporadico momento di ritrovo per ascoltare l'esperienza di un founder — di quelli famosi — passati da YC anni prima. Parliamo della più efficace boutique di investimento seed stage al mondo, nella quale il presupposto è che ognuno sappia fare il proprio lavoro — founder compresi. Le cose ovvie vengono date per scontate ed ognuno deve arrangiarsi a trovare informazioni, risposte e vie per far crescere la propria realtà.
Per dirla tutta però, non è che le startup americane siano poi così esperte di tutto. Spesso non sanno la gran parte delle cose che dovrebbero conoscere, ma sono molto abili ad evitare i discorsi che poterebbero metterle in difficoltà. Negli anni il settore si è evoluto e sofisticato, quindi oggi è molto importante colmare il gap — ma voi lo sapete, ci state seguendo articolo dopo articolo.
Di anno in anno le richieste sono aumentate e YC ha sperimentato molto in merito a quali fossero i modelli migliori e quali test da cestinare. Dalle decine di migliaia di application che arrivano ogni anno a YC — quest'anno credo supereranno le 30.000 —, ne vengono selezionate solo una piccolissima parte suddivise in due “infornate” all'anno. Ognuna di queste sessioni viene chiamata batch. Degli oltre 16.000 candidati dell'ultimo batch invernale — denominato YC W21 — “solamente” 350 startup sono state selezionate per partecipare e, di queste, 319 hanno presentato al Demo Day.
Facendo un breve calcolo solamente l'1,99% delle startup che hanno applicato hanno successivamente avuto l'opportunità di presentare il proprio prodotto agli investitori in fase di Demo Day.
Ognuno dei batch si conclude infatti con un Demo Day — a volte spezzato in due giornate. Migliaia di investitori selezionati con attenzione vengono ammessi dai quattro angoli della terra. Che cambiamento dai primi giorni. Al mio primo Demo Day di Y Combinator c'erano 22 startup sul palco e non più di una cinquantina di investitori ad assistere. PG presentava il batch 😀. Era una stanzetta in un building qualunque di Mountain View. La reception era una scrivania all’esterno ed il catering cosisteva in una tinozza con delle birre e qualche soda. Purtroppo non ho le foto 😤.
Per oggi direi di fermarsi qui! Di batch, del come applicare e sopratutto del perché applicare parlerò in articoli futuri. Avete delle curiosità? Fatemi una domanda lasciando un commento:
Fatemi sapere se il tema vi interessa ed è utile per capire cosa avviene oltre oceano. Ricordate che tutto è possibile ed ognuna delle vostre startup potrebbe essere sul quel palco un giorno (e qualcuna lo sarà, ne siamo sicuri).
Gran bel post. È sempre un piacere vedere dei pezzi ricchi di contenuti approfonditi e con il giusto contributo dell’esperienza acquisita negli anni. S.
Bellissimo articolo, grazie :) Mi segnali un articolo che parla delle qualità dei founder che hai incontrato?