Il ruolo strategico dei founder nello sviluppo di un ecosistema
Le startup generano startup: founder attraggono persone sveglie per il loro team, coinvolgono investitori, che a loro volta attirano altri founder, che poi fanno exit e investono in nuovi founder 🔄
Se ti hanno inoltrato questa mail o arrivi da Linkedin, puoi iscriverti al Silicon Valley Dojo per ricevere i nostri post direttamente nella tua inbox:
Recentemente c’è un concetto che continua a ritornarmi sotto gli occhi, ancora e ancora, da conversazioni, letture, deal analizzati.
E il concetto è questo: il più grande driver del successo di un hub d’innovazione sono i founder di startup.
Detto così sembra una banalità, ma se lo mettessimo davvero in pratica, ci ritroveremmo con un sistema molto più founder-friendly di quello che si trova in Italia oggi. E molto più di successo. C’è ancora un bel po’ di margine di miglioramento.
Quindi oggi utilizzerò questo spazio per appoggiare alcuni dei pensieri e delle considerazioni che mi sono girate in testa nelle ultime settimane, con l’obiettivo di lasciare anche a voi alcuni spunti di riflessione sul valore chiave dei founder per un ecosistema dell’innovazione.
Come la Silicon Valley
Inizio da un bellissimo saggio di Paul Graham, che ho tradotto e letto per “Paul Graham: il pifferaio magico dei nerd” (progetto di traduzione di tutti gli essay di PG in italiano), intitolato How to Be Silicon Valley, cioè Come Diventare una Silicon Valley (al link trovate la versione testo e podcast).
L’essay è lungo e molto interessante: si chiede cos’abbia reso la Silicon Valley ciò che è oggi, e come possa essere possibile replicarla in altri luoghi. Dice che per creare un ecosistema di successo sono necessarie due cose: un’Università di alto livello e le persone giuste (in particolare founder e investitori, ma soprattutto i founder).
Perché le persone giuste attraggono altre persone giuste: i founder in gamba attraggono persone sveglie che vogliono entrare a far parte dei loro team, attraggono investitori interessati, che a loro volta attraggono altri founder. E via dicendo.
Per esempio, tornando alle origini della Silicon Valley:
Le aziende che oggi dominano la Silicon Valley discendono tutte, in vario modo, dalla Shockley Semiconductor. Shockley era un uomo difficile e nel 1957 i suoi migliori collaboratori, chiamati "gli otto traditori", se ne andarono per fondare una nuova società, la Fairchild Semiconductor. Tra loro c'erano Gordon Moore e Robert Noyce, che avrebbero poi fondato Intel, e Eugene Kleiner, che avrebbe fondato la società di Venture Capital Kleiner Perkins. Quarantadue anni dopo, Kleiner Perkins ha finanziato Google e il partner responsabile dell'operazione è stato John Doerr, che si trasferì in Silicon Valley nel 1974 proprio per lavorare ad Intel.
Di correlazioni e incastri di questo tipo ce ne sono tantissimi negli ultimi 60 anni di Silicon Valley, più giù vi lascio qualche esempio che mi entusiasma sempre moltissimo.
Sempre PG, centra molto bene il punto quando dice:
C'è una lezione da imparare in questo: le startup generano startup. Le persone che lavorano per le startup a un certo punto ne creeranno di nuove. Le persone che diventano ricche grazie alle startup, ne finanzieranno di nuove. Credo che questo tipo di crescita organica sia l'unico modo per produrre un hub di startup, perché è l'unico modo per far crescere le competenze necessarie.
Bellissimo questo passaggio, dovrebbe essere la base di ogni politica di supporto agli ecosistemi di innovazione. Ma anche in generale dovrebbe essere un punto di riferimento per chi fa parte attivamente di questi ecosistemi: supportate i founder, da qualunque angolazione possibile, e starete remando nella giusta direzione.
Founder-friendly
Founder-friendly è, quindi, la giusta direzione.
Cosa significa però? Tante cose diverse, in base al punto di vista da cui si guarda, ma per esempio:
Che i VC offrano termini di investimento leggeri e che lascino il founder con “il coltello dalla parte del manico”
Che il sistema si accordi su strumenti per l’investimento che siano snelli, semplici, comprensibili, veloci, economici (tipo la SAFE, quella originale, vedi: SAFE: una mini-guida con tutto quello che c'è da sapere)
Che la burocrazia venga portata al minimo necessario, dove tutto possa accadere online, in modo tracciabile e lineare
Che i founder puntino sulla collaborazione invece che sulla competizione, supportandosi a vicenda e creando dei super network.
Perfino i vostri competitor diretti possono essere vostri alleati, vi consiglio questo articolo che cambia un po’ la classica prospettiva sul tema, se volete approfondire: The Rules of Co-opetition
Che le persone con un capitale da investire inizino a guardare le startup come un’opportunità invece della casa al mare
Che i media parlino con ottimismo, trasparenza, e competenza del lavoro e dei traguardi dei founder
Che tutti gli attori dell’ecosistema mettano i founder in cima alla “gerarchia dell’innovazione” aprendo porte, dando feedback, firmando contratti, dando fiducia, rispondendo con “yes, and…” invece che “no, but…”
Quando un ecosistema diventa accogliente e attrattivo per i founder si crea un circolo virtuoso per cui:
Altre persone brillanti si uniranno ai founder
Queste persone o rimarranno anche in fase di crescita, a beneficio dell’ecosistema, oppure usciranno per far partire la loro startup, attirando e assumendo altri talenti
Arriveranno investitori e investimenti
Quando inizieranno ad esserci le prime exit tutti i founder e i primi dipendenti diventeranno: angel, founder di nuovo, LPs in fondi di venture capital
E via dicendo 🎡
Le intro di altri (portfolio) founder sono le più interessanti in assoluto
Collegato al punto precedente c’è un concetto che secondo me viene spesso sottovalutato: per fare fundraising, le intro più di valore sono quelle che vi possono fare i founder che sono un po’ più avanti di voi, hanno già raccolto investimenti, e possono presentarvi ai propri investitori.
Queste intro secondo me valgono ancora di più delle intro che un VC può farvi a un altro VC.
Vediamo perché.
Quando un altro VC mi propone un’intro a un founder, mi chiedo sempre quale sia il suo scopo finale:
Ha investito in questo round e vuole aiutare il founder a riempirlo perché ha paura che non si chiuda?
Non ha investito ma vuole uscirne bene e quindi mi passa la patata bollente?
Vuole tenersi buono il founder per magari investire in un round successivo?
Ha bisogno di dealflow e vuole creare una relazione di reciprocità in modo che anche io gli passi i deal che sto guardando?
Un altro VC amico ha l’azienda in portfolio e gli ha chiesto una mano perché il founder non riesce a raccogliere?
Non che queste siano per forza cose negative, se per esempio ha investito in questo round o in round precedenti è comunque un ottimo endorsement, ma c’è spesso, in qualche modo, un ritorno più o meno esplicito per il VC che fa un’intro.
Quando invece un founder del mio portfolio mi propone un’intro a un founder che pensa essere forte, non ha di solito doppi fini, anzi, ha più da perderci che da guadagnarci, quindi dev’essere davvero un ottimo deal per esporsi così.
Perché dico che ha più da perderci che da guadagnarci? Perché la relazione con un suo VC che ha già in cap table è molto importante e delicata, e un founder non vuole sicuramente metterla a repentaglio facendo intro scadenti o solo per fare un favore a un amico. Quindi il fatto che un portfolio founder decida di esporsi e proporre un’intro significa che di solito ci ha pensato un bel po’, e ha deciso che l’occasione è troppo interessante per non farlo.
Quindi, secondo me: intro da un portfolio founder > intro da altri VC.
Non è un dogma generale, ma secondo me è applicabile nella maggioranza dei casi.
Per questo è davvero importante costruire intorno a voi una solida rete di supporto fatta di altri founder che possono sostenervi durante il vostro percorso. Di nuovo: la collaborazione porta cento volte più valore della competizione, perché fa avanzare tutti.
Le Tech Mafias della Silicon Valley
Disclaimer: l’uso della parola “mafia” così all’acqua di rose per intendere una gruppo di persone influenti collegate tra di loro ha il mio completo disaccordo. Purtroppo però, è proprio così che ormai sono conosciute queste dinamiche (provate a googlare per esempio “Paypal mafia” e capirete), quindi userò questo termine, anche se a malincuore.
In questo ultimo paragrafo vorrei espandere un po’ meglio il concetto che ho introdotto nel primo paragrafo quando, citando Paul Graham, ho parlato degli “otto traditori” e delle radici della Silicon Valley che vanno cercate nella Fairchild Semiconductor.
Qui avevamo scritto un articolo interessante in merito: Un breve viaggio nella storia della Silicon Valley
Fin dalle sue origini, la Silicon Valley è cresciuta per “esplosioni” di network: ogni azienda, nel tempo, ne faceva nascere altre cinque, ogni exit produceva nuovi angel e VCs, ogni ramo dell’albero ne faceva partire, un po’ più avanti, altri dieci.
Fu appunto il caso per Shockley Semiconductors, da cui uscirono gli otto traditori che fondarono la Fairchild Semiconductor, che poi si divisero di nuovo per fondare Intel, AMD, la VC firm Kleiner Perkins e furono, in retrospettiva, le radici per tante delle aziende di successo di oggi. E non in senso teorico, proprio in senso letterale:
Se volete approfondire, qui trovate degli ottimi spunti: Fairchild, Fairchildren, and the Family Tree of Silicon Valley
Ovviamente Fairchild Semiconductor era solo il primo semino però. Oggi quel seme è diventato un albero, che ha fatto i frutti, che avevano dentro altri semi, che hanno portato ad altri alberi, con altri frutti e altri semi, e poi alberi, e frutti, e semi.
Dopo Fairchild e Fairchildren, il network più fruttuoso è stato quello nato da PayPal, conosciuto appunto come PayPal Mafia. Dai founder e dai dipendenti di PayPal, nel tempo, sono nate altre aziende come Tesla, LinkedIn, Palantir, SpaceX, Affirm, Slide, Kiva, YouTube, e Yelp (+ altre centinaia di meno conosciute).
Per approfondire i “frutti” di PayPal vi consiglio il documentario The Incredible Story of The PayPal Mafia e il libro Once You're Lucky, Twice You're Good.
Ma la cosa più incredibile e interessante, è che ormai ogni grande azienda della Silicon Valley diventa, in modo naturale, il seme da cui nascono tante altre realtà (startup, fondi, investimenti…).
Se volete approfondire, qui c’è un articolo molto ben fatto che raccoglie le analisi su tante delle aziende più di successo: A Look into 28 Tech Mafia Groups
Giusto per darvi un’idea:
Anche il Venture Capital nacque dallo stesso seme
Per concludere questo articolo sull’importanza strategica dei founder, vi lascio con un compito a casa.
Guardate il documentario Something Ventured (ne avevo parlato anche qui: Il binge watching definitivo sulla Silicon Valley).
Dura solo un’ora e venti, ed è imperdibile per chiunque voglia capire le dinamiche che hanno portato alla nascita e allo sviluppo del venture capital (e sì, anche qui c’entra la Fairchild e c’entrano i founder che sono il vero motore di tutto).
È un documentario del 2011 sulla storia del Venture Capital (qui la pagina Wikipedia per i curiosi).
Assolutamente da vedere: breve, intenso, affascinante, veramente un pezzo di storia con le interviste ai protagonisti.
Arthur Rock, Don Valentine (fondatore di Sequoia), Tom Perkins (fondatore Kleiner-Perkins), Mike Markkula (secondo CEO Apple). Ma anche i founder di Atari, Cisco, Genentech, Intel, PowerPoint.
Davvero una finestra sulla storia. Imperdibile.