Perché a un italiano deve interessare cosa succede in Silicon Valley
Uno può anche decidere che la sua azienda globale la vuole far scalare dall'Italia, ma deve fare i conti con il fatto che almeno uno dei suoi competitor lo sta facendo da Palo Alto.
“Sì, va beh, ma io sono in Italia, la mia startup è già costituita qui, a cosa mi serve sapere cosa succede in Silicon Valley? Mi fa solo arrabbiare ancora di più.”
Qualche giorno fa un amico mi ha fatto questa osservazione.
Ha la sua startup, il suo network, la sua famiglia in Italia.
Smetti di seguire la Champions League perché giochi in Serie D?
Non vai agli Uffizi perché non sei Botticelli?
Non vai a vedere i Giants perché eri una schiappa a softball alle medie?
Gli esempi possono essere tantissimi.
Io ho giocato a calcio tanti anni, e uno dei documentari più belli che ho guardato recentemente è All or Nothing: Tottenham Hotspur.
Non sono riuscita a parlare per una settimana dopo essermi spaccata le labbra in una partita contro l’Imola Softball, ma vado a vedere i Giants.
Nella mia libreria, ai libri di Brad Feld e Eric Ries, si alternano colori e pennelli, e, anche se sono una schiappa a dipingere (soprattutto perché sono una schiappa), continuo a consumare voracemente tutte le opere e i contenuti prodotti dai miei artisti e pittori preferiti.
Guardare, studiare, puntare al top del nostro campo è fondamentale per poter dare il meglio nel nostro lavoro/impresa/sport/passione.
E la Silicon Valley racchiude il top dell’innovazione, del fare impresa, della tecnologia.
Un founder, ovunque sia e ovunque abbia costituito la sua startup, deve avere sempre le sue antenne puntate verso la Silicon Valley.
Per la sua storia, per il suo presente e per il suo futuro.
Per la sua storia - perché è la storia dell’innovazione.
E capire cosa ha portato la Silicon Valley a essere il punto di riferimento che è oggi aiuta a capire come migliorare anche i nostri ecosistemi.
Attenzione: non copiando o importando il modello in maniera meccanica/acritica. Questa è l’obiezione - banalissima, perdonatemi - che viene fatta sempre quando in Italia si parla di Silicon Valley.
”Non ha senso importare un modello che ha delle premesse completamente diverse in un ecosistema completamente diverso!”
Ma va’? You don’t say!
Quando guardo il documentario sul Tottenham non è che penso di importare pari pari le loro modalità di allenamento e i loro stipendi nella mia squadra amatoriale. Però quel documentario mi aiuta a capire cosa ha portato i giocatori a quel livello, l’importanza dello spogliatoio, della mentalità che decide una partita, della visione dell’allenatore.
E come importare tutte queste cose nel mio contesto, adattate alla mia misura, ai miei obiettivi, alle mie potenzialità.
Uguale in questo caso (scusate, basta metafore sul calcio).
La Silicon Valley resterà la Silicon Valley. Il punto di riferimento mondiale, anche in futuro (qui Massimo ne ha parlato se volete approfondire).
Però chi fa startup deve sapere che:
può prendere un aereo e andare a confrontarsi con questo ecosistema in prima persona,
può prendere una strada diversa (per mille motivi) però sempre tenendo la Silicon Valley come punto di riferimento/apprendimento. Con la mentalità giusta, migliorando il più possibile il proprio contesto. Innescando anche nel proprio ecosistema i circoli virtuosi giusti per renderlo il migliore possibile.
Per il suo presente - perché tutto ciò che accade qui spesso setta la rotta per il resto del mondo.
Rimanere aggiornati sulla Silicon Valley - sui mercati che si aprono, sui trend e le modalità d’investimento, sulle nuove tecnologie - è il modo migliore per rimanere al passo e continuare ad innovare, ovunque ci si trovi.
Imparare dalla Silicon Valley in real time dà un vantaggio competitivo importante su tutti quelli che non lo fanno.
Per il suo futuro - perché è un po’ come avere la palla di cristallo.
Prestare attenzione ai cambiamenti che avvengono qui, alla resilienza che viene messa in campo, alla vision proiettata 10 anni avanti che hanno i founder, è davvero un po’ come avere la palla di cristallo. Magari non ci fa vedere il futuro, ma ce lo fa intravedere.
È più facile immaginare il 2030, 2050, 2100 (e magari in parte prenderci) se si è immersi in un contesto che lo fa quotidianamente, credendoci e scommettendoci.
Adesso scomodo una banalità da Baci Perugina, perdonatemi, però secondo me è vera e molto calzante con quello che sto dicendo:
“The best way to predict the future is to create it”
Qui il futuro si vede un po’ meglio perché si sta attivamente costruendo.
Il mindset della Silicon Valley serve a tutti
“E daje Irene con ‘sto mindset, alla centesima volta che lo citi vinci qualcosa?”
Lo so che gli scettici delle startup sogghignano quando sentono le buzz word come “mindset” (ma anche “ecosistema”, “innovativo” e compagnia bella).
Però, mi dispiace per gli scettici sogghignanti, ma è proprio vero: il mindset di questo posto è quello che fa la differenza tra l’eccellenza e tutto il resto (e non solo nel fare impresa).
Io, Massimo e Luigi ce lo chiediamo spesso: “Ma perché c’è tanto distacco tra i founder di qui e del resto del mondo?” e alla fine, più ne parliamo, più torniamo sempre lì: il mindset, la mentalità imprenditoriale che qui si respira ovunque. Il modo in cui ci si approccia al nuovo, al rischio, all’execution, agli investimenti. Il modo in cui si progetta un’impresa in grande, la velocità con cui ci si muove, la volontà di aiutarsi a vicenda in circoli virtuosi di supporto.
Sulle catteristiche che determinano founder eccezionali Massimo ha appena pubblicato un post: Founder eccezionali: quali caratteristiche hanno le persone che raccolgono sempre capitale.
Non c’è founder italiano che io conosca che, tornato da qui, non abbia cambiato il modo di fare impresa e di vedere le cose. Vorrà pur dire qualcosa.
(Off topic: noi in Emilia-Romagna ci abbiamo costruito un programma intero, il Mindset Program, e presto uscirà un documentario che ne parla.)
“Sì, ma…”
“Sì, ma ormai ho aperto l’srl qui.”
“Sì, ma le valutazioni in Italia sono più basse, le logiche di investimento più conservative, non mi serve capire come si valuta un startup in Silicon Valley.”
“Sì, ma tanto qui la SAFE non si usa.”
“Sì, ma io so già che non mi sposterò mai negli Stati Uniti! Ho due figli e tre cani.”
“Sì, ma i VC in Italia fanno scelte diverse.”
“Sì, ma non per tutti i business ha senso spostarsi in California.”
Non è questo il punto.
Ognuno di noi ha cento buoni motivi per cui non si sposterà in Silicon Valley.
Qualcuno avrà un, solo, impellente, motivo per farlo.
Entrambe le situazioni sono legittime, ma in entrambi i casi è vitale capire questo contesto (comprenderlo, a fondo) e rimanere aggiornati sulle sue evoluzioni continue.
E (quando possibile) venirlo a vivere di persona, anche per un periodo breve.
Quindi: perché a un italiano deve interessare cosa succede in Silicon Valley?
Che voi facciate impresa a Milano, Londra o Dubai, non potete non conoscere cosa succede qui.
E non potete non valutare la possibilità di confrontarvi in prima persona con questo contesto.
Poi ci sono moltissimi validi motivi per cui potrete decidere di non farlo, non facciamo finta che la famiglia, i soldi, i legami non siano rilevanti in questa scelta. Ma è importante farla in maniera consapevole.
Le startup possono nascere ovunque, ma siccome sono imprese globali che competeranno a livello globale, i founder non possono non sapere quali sono i vantaggi competitivi della Silicon Valley.
E non possono non considerare che quei vantaggi verranno utilizzati da loro, oppure dai loro competitor: in entrambi i casi va conosciuto a fondo tutto il contesto.
Cioè: uno può anche decidere che la sua azienda globale la vuole far scalare da Cesena, ma deve fare i conti con il fatto che almeno uno dei suoi competitor lo sta facendo da Palo Alto (con relativi capitali e network). E per poter competere con questa gente, da ovunque nel mondo, vanno come minimo compresi a fondo i loro vantaggi.
Noi, tramite il Silicon Valley Dojo, vogliamo supportarvi in entrambi i casi: che veniate a Palo Alto o che rimaniate a Cesena.
Dandovi il più possibile tutte le competenze, gli insights, le informazioni, per poter comprendere la Silicon Valley e usarla a vostro vantaggio.
Bonus track: “Però è frustrante!”
Eh, sì che lo è! Comprendere la semplicità delle SAFE e poi leggere sul giornale che il Consiglio di Stato ha annullato la possibilità di costituire le startup online in Italia fa infuriare! Fa infuriare me che sono a Palo Alto, l’imprenditore di Cesena me lo immagino sull’orlo della rivoluzione.
Io ho lavorato per 5 anni a metà tra la Silicon Valley e l’Emilia-Romagna, ho presente il divario, il mio lavoro era cercare di colmarlo.
Ma il divario va compreso bene perché possa essere, piano piano, riempito.
O sfruttato, prendendo il meglio dai vari ecosistemi.
E attenzione: avere le antenne puntate sulla Silicon Valley non vale solo per i founder.
Vale per tutti.
Vale per gli avvocati, i notai (!), i commercialisti, i professori, chi lavora negli acceleratori, chi investe, chi governa! Vale per tutti quelli che lavorano a stretto contatto con le imprese, con gli studenti, con i ricercatori.
Vale sicuramente anche per te, anche se non sei in queste categorie.
Vale per tutti quelli che vogliono puntare al meglio: che sia il meglio per la propria startup, il meglio per il proprio Paese, il meglio per i propri amici che “hanno avuto proprio un’idea geniale che mi raccontavano l’altro giorno”, il meglio per i propri figli.
Bon, scusate la sviolinata, ma noi ci crediamo molto a questa storia dell’accesso universale alle competenze e alle dinamiche della Silicon Valley (e anche agli investimenti, perché no!).
Se vi viene in mente qualcuno nelle categorie sopra che ancora non segue il Silicon Valley Dojo, fate la vostra buona azione quotidiana, mandategli questo post:
Ciao Irene, oltre ovviamente al Silicon Valley Dojo, ci sono altri canali che suggerisci seguire per restare aggiornati?
Hai capito te che grinta “La” Irene! (ho due cugini romagnoli che adoro). Già sono partito col sorriso, ma al “due figli e tre cani” sono scoppiato 🤣
Io forse ho fin da troppi anni il mindset americano che mi ha portato quasi a vivere una dissonanza cognitiva sentendomi incastrato in Italia. Grazie anche al dojo e al vostro lavoro sto capendo che devo alzare il cu.lo. Mi confermate ancora una volta che, per quanto drastica sia, l’unica soluzione per me è di spostarsi in SV. Lasciando l’Italia al suo misero destino, con la speranza (o illusione) di poter ritornaci un domani e reimmettere nel sistema quanto accumulato abroad. Sort of what you are doing now.